Siamo associazioni che lavorano da decenni per la pace, lo scambio interculturale e la costruzione di un’Europa solidale e unita. Ogni anno coinvolgiamo decine di migliaia di giovani in diverse attività di volontariato e di educazione non-formale, e grazie ai programmi europei possiamo collaborare con network e partner per permettere esperienze solidali in altri Paesi. È per questo che guardiamo con interesse e preoccupazione al lancio del nuovo programma dei Corpi Europei di solidarietà, annunciati dal Presidente Juncker il 14 settembre 2016, durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione, con queste parole:
“Ci sono molti giovani in Europa che si interessano al sociale e che sono disposti a dare un loro contributo significativo alla società, attraverso la solidarietà. Possiamo creare le opportunità perché possano farlo. […] Sono convinto che sia necessaria ancora più solidarietà. Ma so anche che la solidarietà è un gesto spontaneo che viene dal cuore e non si può forzare. […] Entrando volontariamente a far parte del corpo europeo di solidarietà questi giovani potranno sviluppare le proprie competenze e fare un’esperienza non solo lavorativa ma anche umana senza pari.” [leggi tutta la dichiarazione]
Per evitare che i Corpi europei di solidarietà svuotino programmi giovanili e del volontariato avviati, le principali reti europee dei due settori, sostenute da vari Parlamentari europei, hanno riassunto le proprie proposte per l’attuazione dei Corpi, nel documento Recommendations of the Youth and Volunteering sectors on the European Solidarity Corps.
Rilanciamo questo documento. Perché i Corpi abbiano successo, chiediamo a tutte e tutti i rappresentanti politici, da Roma a Strasburgo, di farsi portavoce con la Commissione europea e il Governo italiano affinché:
• Le reti europee giovanili e del volontariato siano coinvolte direttamente nella gestione dei Corpi europei di solidarietà: sarebbe illusorio pensare che, continuando con l’approccio motu proprio, sia possibile realizzare le aspettative enunciate e mobilitare il numero dichiarato di giovani europei. I campi di volontariato già coinvolgono ogni anno più di 30.000 volontari, crediamo sia fondamentale includerli, sostenerli e valorizzarli attraverso questo nuovo programma.
• La compresenza del Volunteering Strand e del Professional Strand, ovvero la promozione di opportunità di volontariato e di opportunità di lavoro, crea confusione rispetto alle finalità dei Corpi Europei di Solidarietà e, nello stesso tempo, rischia di sminuire il valore intrinseco del Volontariato quale dono di professionalità e competenza al servizio dei bisogni di una comunità e nell’interesse del Bene Comune. Dal nostro punto di vista la creazione di opportunità di lavoro, anche se in ambito sociale deve essere separata dalla costruzione dei Corpi Europei di Solidarietà;
• Le priorità delle attività dei Corpi siano chiare: i Corpi europei di solidarietà possono contribuire al rilancio della UE, mobilitandone le migliori energie e con effetti moltiplicatori. Perché questo possa avvenire va fatta chiarezza sulle priorità operative, che dovrebbero comprendere: iniziative per la piena attuazione in tutti gli Stati Membri della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea; la sinergia con il Servizio Volontario Europeo; il coinvolgimento dei partecipanti nelle proprie realtà locali, e non solo in progetti transnazionali; il far leva sulle esperienze esistenti di volontariato, rafforzando, con il sostegno delle istituzioni UE, il volontariato come agente di cambiamento per comunità locali più inclusive e solidali.
• I progetti di solidarietà devono essere ispirati dai bisogni concreti di una comunità. La conoscenza del territorio e il legame con la comunità è una prerogativa primaria delle organizzazioni della società civile, il cui ruolo dovrebbe essere valorizzato nell’iniziativa;
• Mettiamo al centro la qualità dei progetti di volontariato: è fondamentale che i progetti riflettano i valori fondativi del volontariato, la pace, l’inclusione sociale, la libertà di movimento, la giustizia sociale e ambientale, la parità di genere, che siano un’esperienza di educazione non formale e che abbiamo un forte impatto sulle comunità locali. Per questo è importante restringere il campo alle associazioni no-profit, di cui sia riconosciuta la qualità e la sostenibilità.
• I meccanismi gestionali siano semplici e in grado di far sentire velocemente gli effetti degli interventi ai destinatari: senza insensate – perché giustificabili solo con il mantenimento di funzionariato comunitario – procedure burocratiche, incomprensibili richieste di documentazione amministrativa, attese di mesi per le decisioni o ritardi nei pagamenti: tutti elementi che sarebbero controproducenti non solo per i Corpi, ma per la credibilità stessa della UE.
• I Corpi europei di solidarietà coinvolgano anche gli adulti e gli anziani: per progetti di solidarietà intergenerazionale; per valorizzare l’esperienza, le conoscenze e le competenze – al momento sprecate – delle e dei cittadini senior; per sostenere sperimentazioni produttive e innovative.
• Nuove risorse finanziarie siano identificate per le attività dei Corpi: non è chiaro con quali risorse si intenda finanziare il programma e desta preoccupazione che la fase sperimentale sia finanziata attingendo risorse da altri programmi esistenti. Nessun gioco delle tre carte, per favore: i giovani europei sono già pesantemente penalizzati nella suddivisione delle risorse comunitarie e meritano, anche per far fronte alla persistente altissima disoccupazione giovanile, che le risorse finanziarie per i Corpi siano aggiuntive e non sostitutive.
• Necessità di riconoscere l’esperienza di volontariato e le competenze maturate in sé, quale espressione di cittadinanza, nonché nell’ottica occupazionale.
Scarica l’appello in formato pdf
Legambiente, Lunaria, Servizio Civile Internazionale, IBO, Associazione InformaGiovani, Youth in Action for Peace, FOCSIV, Arci Servizio Civile